Pubblicato su politicadomani Num 83/84 - Settembre/Ottobre 2008

La posta del Direttore

Riceviamo e volentieri pubblichiamo i seguenti appunti nei nostri confronti da parte di un paio di lettori particolarmente attenti, e il “carteggio” intervenuto fra la redazione e i lettori

Una foto sbagliata e un “non” di troppo

La V/s rivista ha articoli scritti veramente bene e da esperti del settore. Tuttavia sono rimasto sorpreso dalle foto che avete pubblicato a pagina 17 e che non conoscevo (tranne una) pur essendo io un esperto in propulsione alla "Sapienza". Tutte le foto mostrano infatti vari stadi di sviluppo di motori a razzo nucleari sviluppati negli anni '50s - '70s in USA. Non so se chi ha scritto l'articolo in italiano se ne sia reso conto, ma tutte le foto sono di motori nucleari per applicazioni spaziali, non reattori di potenza. Sono foto piuttosto rare. Dato che sto curando un libro su questo argomento, mi piacerebbe sapere dove avete trovato queste fotografie!
Sul tenore dell'altro articolo nella stessa pagina non ho commenti particolari tranne uno: l'affermazione che il nucleare NON riduce le emissioni di CO2 è chiaramente o una svista o un errore ingiustificabile.
Grazie dell'attenzione, buon lavoro, cordialmente
Claudio Bruno
Dipartimento di Meccanica e Areonautica (DMA) - Università di Roma “La Sapienza”
9 luglio 2008

La e.mail inviata al Prof. Bruno

Egregio Professore,
il lavoro di redazione è una sorta composizione a mosaico fatto a più mani (il giornalista, il redattore, il grafico, l’impaginatore). A volte queste “mani” faticano a coordinarsi creando così confusione. È questo il caso della foto pubblicata a pagina 17 dell’ultimo numero (giugno/luglio) con l’articolo "Il ritorno al nucleare? costerebbe 50 miliardi di euro". Ci dispiace per l’equivoco che lei con prontezza e cortesia ha rilevato. La foto pubblicata è stata presa dal sito www.fabiofeminefantascience.org (sezione “Il futuro visto dal passato”, pag. 28). L’immagine si riferisce a prototipi reali e funzionanti di razzi nucleari Nerva, Rover e Kiwi, anni '60.
Per quanto riguarda l'altra affermazione sulle emissioni di CO2 [articolo“Il ritorno al nucleare? Costerebbe 50 miliardi di euro,nella stessa pagina] il testo esatto è:
«Il ritorno all'atomo costa troppo e non riduce la bolletta energetica. In più blocca lo sviluppo delle fonti alternative, senza assicurare una riduzione delle emissioni globali di CO2».
Il riferimento è riportato nell'articolo: «Secondo il dossier [scaricabile dal sito di Vita, www.vita.it, n.d.r.] presentato a Roma dalle tre associazioni ambientaliste». Le associazioni ambientaliste sono Legambiente, WWF e Greenpeace che hanno firmato il dossier. In esso, alla pagina 2, c’è il passaggio contestato, parte di una argomentazione piuttosto estesa.
Se non è d'accordo con quanto si dice nel dossier (che le allego), mi piacerebbe avere una sua breve replica. Sarà mia cura pubblicare le sue osservazioni.

Risponde il Prof. Bruno

Grazie delle foto dei motori nucleari!!!
Ho speso un po' di tempo per leggere bene il documento delle tre organizzazioni ambientaliste che mi ha mandato.
Nel documento manca qualsiasi base fattuale (citazioni, studi o articoli scientifici, dati pubblicati dall'ONU o altre organizzazioni che si occupano del problema energetico,...). Così come è scritto, resta una serie di opinioni da parte di persone sconosciute (il documento così come è non è firmato).
Potrei spender molto tempo per analizzare le affermazioni contenute nel documento, esatte e inesatte, e forse varrebbe la pena di farlo in un confronto a viva voce con i suoi ignoti responsabili... Mi limito all'affermazione che mi era sembrata così strana sulla CO2.
L'affermazione che l'energia nucleare non risolverebbe il problema della CO2 è basata sul fatto che le centrali di potenza nucleari "...richiedono enormi quantità di acciaio speciale, zirconio, cemento... che per la loro produzione richiedono carbone e petrolio". Ciò è vero, ma non è affatto quantificato, per cui rimane un'osservazione, intelligente ma sempre un'osservazione, non una prova basata su elementi quantitativi. Dove sono i numeri che dovrebbero convincere il pubblico che durante la vita di una centrale nucleare il risparmio di CO2 è inferiore alla CO2 prodotta dalla costruzione della centrale stessa?
Personalmente sospetto che nessuno abbia fatto tali conti, tra l'altro parecchio complicati. Se le associazioni responsabili dell'articolo potessero fornirli sarei lieto di cambiare parere.
Ho un'osservazione finale sul sottotitolo dello studio: "Tutte le verità sulle menzogne dei fautori dell'atomo" (enfasi mia). Questa frase mi fa capire che gli autori sono convinti che chi sostiene la necessità o la convenienza di produrre energia elettrica per via nucleare sia o un imbroglione o un profittatore. Non c'è spazio per chi, in buona fede per ragioni tecniche o geopolitiche, pensa che l'energia nucleare è una strada meritevole di essere (ri)percorsa.
Per combinazione avevo recentemente letto il numero 7206 di "Nature" del 14 Agosto scorso. C'è un lungo articolo di Q. Schiermeier, J. Tollefson, T. Scully, A. Witze e O. Morton, (2008), "Electricity without carbon", Nature, Vol. 454, No. 7206, pp. 816-823, nel quale si confrontano energia solare, nucleare, da biomassa, idraulica, eolica, geotermica e marina. Il verdetto finale sull'energia nucleare è il seguente: "Reaching a capacity in the terawatt range is technically possible over the next few decades, but it may be difficult politically. A climate of opinion that came to accept nuclear power might well be highly vulnerable to adverse events as another Chernobyl-scale accident or a terrorist attack." [Raggiungere una capacità dell’ordine di un terawatt (mille miliardi di watt n.d.r.) è tecnicamente possibile entro i prossimi decenni, ma potrebbe essere difficile politicamente. Un clima di opinione diffusa che arrivi ad accettare l’energia nucleare ha grande probabilità di essere altamente vulnerabile per effetto di eventi avversi come un’altro caso della dimensione di Chernobyl oppure un attacco terroristico t.d.r.].
Gli autori di questo articolo, che contiene citazioni, pensano che l'ostacolo maggiore sia proprio l'opinione diffusa tra la gente della intrinseca pericolosità dell'energia nucleare: non esistono ostacoli tecnici, ambientali o economici. La menzione di Cernobyl è rivelatrice, in quanto il verdetto parla di "accident", mentre a Cernobyl non ci fu un "accident", ma un "incident", come documentato nel rapporto UNSCEAR delle Nazioni Unite.
Potrei scrivere molto di più sull'argomento, ma mi fermo qui.
Grazie ancora dell'attenzione e cordiali saluti,
Claudio Bruno

 

Una proposta interessante

Gent.le Direttore,
le inviai una e-mail tempo fa nella quale le presentavo l'idea di creare, all'interno del vostro giornale, una "rubrica di bioetica". L’attesa della nostra seconda bambina (che ora ha già cinque mesi), mi ha impedito di pensare ad altri progetti. In questo periodo sto riorganizzando le idee e pensavo che sarebbe interessante incontrarsi, ovviamente se siete interessati alla proposta.
Credo che sul vostro giornale ci possa essere dello spazio per parlare di bioetica e per affrontare questioni molto importanti e di natura fondamentalmente antropologica, questioni che sempre più spesso investono anche il mondo politico-legislativo.
Quello che mi spinge a dedicarmi allo studio e alla discussione critica su tali tematiche è una forte motivazione ideale. Dopo essermi laureata qualche ano fa in filosofia, con una tesi in bioetica sul filosofo tedesco J. Habermas, ho continuato lo studio frequentando corsi di perfezionamento universitari sulla filosofia contemporanea, e ho seguito con vera passione il livello base e il livello avanzato di un corso di perfezionamento in bioetica tenutosi presso l'Università Cattolica del S. Cuore di Roma (Istituto di Bioetica). Sto inoltre organizzando l'iscrizione ad un master in bioetica che si terrà nel 2009 presso l'Università Lateranense di Roma (Istituto Giovanni Paolo II).
Spero di ricevere una risposta a questa mia proposta.
La ringrazio per la disponibilità e le auguro buon lavoro.
Marta Pietroni

Risponde la Redazione

Gentile Dottoressa,
la ringrazio per il suggerimento, che abbiamo colto al volo. E grazie anche per la disponibilità dimostrata a fare lei stessa da interprete attiva di questa esigenza, che certamente aggiunge valore al nostro giornale. Avanti, dunque. Iniziamo dal prossimo numero.
E speriamo che questa apertura a temi così importanti sia anche l’inizio di un dibattito con i nostri lettori.

 

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